Ciao! Ben tornati nella rubrica Curiosità a piccoli bit. In questa puntata andremo alla scoperta della tastiera qwerty che tutti noi utilizziamo quotidianamente nei nostri dispositivi ma senza mai chiederci: “Da dove sarà arrivata?”

Le Origini

Siamo nel 1860 e Christopher Sholes (Milwaukee, 1819) sta cercando di creare una macchina che gli permetta di catalogare facilmente degli oggetti, in grado di numerare facilmente oggetti di una serie. Successivamente, insieme a dei soci, realizzarono che data la capacità della macchina a stampare dei numeri sarebbe stata in grado di stampare anche delle lettere. Iniziarono cosi a lavorare ad un prototipo in grado di stampare caratteri in linea retta, creando così la prima macchina da scrivere. Nel design di questa macchina le lettere erano disposte in fila in ordine alfabetico, facendola assomigliare alla tastiera di un pianoforte. Tutti capirono subito la potenzialità di questa macchina e Sholes procedette a migliorarla sempre di più.

L’evoluzione

Nel 1864 Sholes, dopo aver costruito il primo prototipo di macchina, deposita un brevetto per un nuovo tipo di tastiera. In quegli anni le macchine da scrivere stanno prendendo piedi al posto della dattilografia e si cerca sempre di più ad un modo per poter trascrivere a i documenti che prima erano sempre stati fatti a mano. Quando il design fu ritenuto uno dei migliori venne venduto a Remington and Sons nel 1873 con cui Sholes firmò un contratto per la produzione di 1000 macchine da scrivere. Il loro primo prodotto, la “Remington No.1” era proprio la prima macchina contenente il design dell’Americano.

Il design

Partiamo con il dire che “Qwerty” non sono altro che le prime sei lettere posizionate nella prima fila in alto sulla tastiera. Il design di questa tastiera, del 1864, si rese necessario per un semplice motivo: la macchina da scrivere era composta da dei tasti che azionavano il corrispettivo “braccetto” che stampava su carta la lettera, un po’ come il design dei pianoforti con il martello che percuote la corda. Il modo in cui questi braccetti furono costruiti faceva sì che, premendo in sequenza due lettere successive, si potessero inceppare uno con l’altro nel movimento. Christopher decise quindi di raggruppare le lettere in modo che fossero tutte raggiungibili senza muovere troppo le mani e staccare le lettere più usate in modo da evitare che i braccetti siano stati consecutivi. Questo design è particolarmente efficiente se usato con la giusta tecnica perché permette di premere quasi una lettera alla volta alternatamente, dando così tempo ad una mano di muoversi mentre l’altra sta premendo una lettera.

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Marco

Proprietario e creatore di Tekkista.com Programmatore informatico e appassionato di tecnologia

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