Mai capitato di trovarsi con lo streaming bloccato sulla rotella del caricamento e non riuscire a guardare il contenuto?

A noi si, e oggi ne scopriamo il perché!

Lo streaming (dall’inglese “scorrere”) è una tecnologia diffusasi negli ultimi anni il crescente utilizzo delle piattaforme Web di contenuti. A differenza dei download, che permettono la fruizione del contenuto solo dopo il completo scaricamento dei dati, lo streaming permette la ricezione e fruizione di un flusso di dati nello stesso tempo.

Prendiamo d’esempio questa situazione: dovete portare al secondo piano uno scatolone pesantissimo e portandolo tutto in una volta sarà un’impresa assai complicata, ma portando a poco a poco i singoli oggi nello scatolone sarà molto più semplice. Questa è la sostanziale differenza tra Download e Streaming.

Il file da trasmettere viene “spacchettato” in piccole porzioni di dati, dette pacchetti. Questi vengono inviati al richiedente, raccolti e riassemblati nel file originale.

Ma allora, perché pur con questa facilitazione si vedere sempre la rotella del caricamento?

Questa tecnica è chiamata buffering (dall’inglese “buffer”, ovvero tampone) e agisce come una memoria temporanea, o memoria tampone, che immagazzina una quantità sufficiente di dati per permetterne la riproduzione continua. In questo modo, anche se ci fossero dei cali di intensità del segnale o problemi nella ricezione, si avrebbe una memoria temporanea che sopperisce a questo problema. Ovviamente, quando questo tampone si svuota non resta altro che guardare la rotella di caricamento.

Per una piacevole esperienza durante lo streaming è necessario avere una buona connessione a internet. Questo purtroppo vale da entrambe le parti: l’utente finale e il server del servizio. Le aziende distributrici hanno, il più delle volte, numerevoli server distribuiti per il mondo, in modo da far compiere ai pacchetti il percorso più breve o mantenendo addirittura in memoria i contenuti maggiormente richiesti in quell’area.

Guardiamo ora lo streaming di una partita di calcio, e scopriamo come DAZN potrebbe migliorarsi.

Il server centrale ha appena ricevuto i vari fotogrammi e il suo compito sarà quello di convertirli in un formato video più facilmente utilizzabile dai nostri dispositivi e in contemporanea di compattarli, anche migliaia di volte, per poter essere inviati tramite internet. Successivamente avrà anche il compito di creare i famosi pacchetti dati per ogni risoluzione di video (4K, 1080p, 720p). Tutto questo processo, della durata di qualche secondo, prende il nome di TRANSCODIFICA.

Il pacchetto dati è stato finalmente creato e aspetta di essere inviato all’utente finale. Entra quindi nella rete di distribuzione, chiamata CDN. Immaginatevela come una grandissima autostrada in cui ogni macchina è un pacchetto. La CDN ha il compito di evitare ingorghi tra i vari pacchetti in modo da non rallentarne la spedizione. Tuttavia, quando i pacchetti sono veramente troppi data la grande quantità di utenti collegata, gli ingorghi si creano, rallentando la velocità per tutti.

I pacchetti vengono finalmente ricevuti nel nostro dispositivo, ma non vengono riprodotti subito. Quest’ultimi andranno a riempire prima il famoso buffer, che una volta pieno farà ripartire la riproduzione.

Come avrete visto, sono molte le cose che possono andare storte quando si parla di streaming, soprattutto in tempo reale. Ma perché quindi questa tecnologia viene preferita a quella satellitare, molto più veloce e senza interruzioni?

Semplicemente perché lo streaming ha un vantaggio: la compatibilità. Esso è infatti utilizzabile teoricamente in qualsiasi dispositivo che abbia accesso alla rete Internet, permettendoci di guardare film, video e partite dalla Tv di casa al cellulare.