Bentrovati nella rubrica Curiosità a piccoli Bit, rubrica di curiosità riguardo informatica e tecnologia.
Quale modo migliore di cominciare questa rubrica se non con la prima persona nella storia che possa dire di aver programmato un computer. Immergiamoci quindi nella storia di Ada Lovelace, contessa londinese dell’800.
E così ebbe inizio…
Era il 1805 e nella città di Londra nasce Augusta Ada Byron contessa di Lovelace, poi successivamente conosciuta come Ada Lovelace. Figlia di George Byron, poeta e politico Londinese e di Anne Isabella Milbanke, matematica.
Abbandonata dal padre in tenera età la madre la formò nello studio della matematica con maestri come Mary Somerville (matematica inglese che tradusse gli studi di Laplace) e molti altri, un’istruzione a dir poco atipica per una ragazza di quell’epoca. In varie lettere tutti i suoi maestri si complimentavano con la madre dicendo che Ada potesse diventare un’eccellenza nel campo della scienza e della matematica.
L’incontro con Babbage
Nel 1833 ad un incontro tenuto dalla maestra Somerville Ada ebbe l’occasione di incontrare tra i tanti Charles Babbage, insieme a Sir David Brewster (fisico scozzese, inventore del caleidoscopio), un certo Charles Dickens (che di lì a poco sarebbe diventato quello che tutti noi conosciamo) e Michael Faraday (fisico e chimico noto per le omonime leggi della fisica).
Ada rimase affascinata dalle idee di Babbage e negli anni ebbero modo di incontrarsi e corrisporsi molte volte. Iniziò successivamente a studiare la macchina differenziale e analitica creata da Babbage ed i vari metodi di calcolo che con esse si potevano compiere.
Nel 1843, dieci anni dopo il loro primo incontro, la Lovelace scrisse un articolo descrivendo la macchina di Babbage come programmabile e, gia all’epoca, introdusse il concetto di Intelligenza Artificiale asserendo che tale macchina sarebbe diventata cruciale per il futuro della scienza e dell’umanità. Tuttavia non pensava che si potesse arrivare ad una vera e propria Intelligenza da parte delle macchine, ma solo ad un adattamento a dei cambi di variabili che potevano essere interpretati dalle persone come tale.
Perché la prima programmatrice?
Nel 1842 Luigi Menabrea (ingegnere italiano) scrisse un articolo sulla Macchina Analitica di Babbage che, quest’ultimo, suggerì ad Ada di tradurre apponendo anche delle note personali. In una di queste note la Lovelace scrisse un algoritmo che permetteva alla macchina analitica di calcolare un elemento della serie di Bernoulli senza la necessità di dover calcolarne prima i precedenti.
Non proprio lo stesso tipo di programma che invece scriviamo al giorno d’oggi, ma viene considerata tale dato che fu la prima ad ideare una serie di istruzioni (algoritmo) che permettevano ad una macchina di risolvere un problema.
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